martedì 14 aprile 2009

Riflessione sulla tragedia

E' difficile, in questi giorni, cambiare argomento. E' difficile dimenticare cosa è successo in Abruzzo e cosa sta ancora accadendo. A mente fredda cominciano a nascere le preoccupazioni per il futuro e soprattutto la consapevolezza che nulla sarà come prima. 

Per chi non ha la fede, è la fine. Non vi è luce, nemmeno un minimo spiraglio, perchè sei conscio che i tuoi cari non li rivedrai mai più: che essi torneranno polvere e che non li sentirai mai più. Ma per chi la fede la possiede, le cose cambiano. Chi ha fede sa che un giorno i suoi cari li rivedrà in faccia e ci parlerà e giocherà insieme di nuovo. Nulla è perduto: è come se avessero intrapreso un lungo viaggio; certo non li puoi sentire via e-mail o al cellulare, ma li senti vicino a te. 

Vedete l'importanza della fede? I momenti sono duri e proprio in questi momenti la fede cresce e cresce il desiderio di Dio. Quando si vive nell'agiatezza e nel lusso, si vive nel peccato: infatti, si pensa al proprio tornaconto personale, a come guadagnare il più possibile e a come fregare il prossimo per un avanzamento di carriera.

LA tragedia, invece, porta alla luce Dio: porta alla luce la parte buona presente in ognuno di noi. Quindi, la carità, la bontà, la solidarietà e l'amore vicendevole. Si comincia a comprendere il significato di aiutare il prossimo e di amarlo come noi stessi. Insomma, si riscopre il vero animo del cristiano. Quell'animo che muore soffocato nel lusso e che risorge nella sofferenza. Sono rimasto colpito da come tutti gli abruzzesi si stiano aiutando l'un l'altro a superare questo momento di sconforto; sono rimasto sorpreso di come l'Italia intera si sia risvegliata di coscienza; sono meravigliato dall'amorevole presenza di volontari di tutt'Italia. Davvero il bene esce di nuovo alla scoperta. 


La tragedia dimostra di quanto insignificanti nella vita siano le cose materiali: oggi ce li hai, domani un terremoto o un ladro o un crollo te li portano via, se non Dio stesso. Pensateci bene e riflettete su questa parabola di Gesù: Ed egli disse loro una parabola: «La tenuta di un uomo ricco diede un abbondante raccolto; ed egli ragionava fra sé dicendo: "Che farò, perché non ho posto dove riporre i miei raccolti?". E disse: "Questo farò, demolirò i miei granai e ne costruirò di più grandi, dove riporrò tutti i miei raccolti e i miei beni,  poi dirò all'anima mia: Anima, tu hai molti beni riposti per molti anni; riposati, mangia, bevi e godi". Ma Dio gli disse: "Stolto, questa stessa notte l'anima tua ti sarà ridomandata e di chi saranno le cose che tu hai preparato?". Così avviene a chi accumula tesori per sé e non è ricco verso Dio».

A cosa serve accumulare tesori se poi Dio ci può chiamare a sè in ogni momento? Porterai con te i tuoi tesori? Pensi che Dio ti giudicherà in base alle ricchezze? Non guardate dunque a chi è ricco poichè molto spesso essi sono poveri dentro: Gesù disse: Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio.

La tragedia ha mostrato ancora una volta questa verità: la vita la impostiamo su fondamenta del denaro e della proprietà, ma esse sono di sabbia; la vera vita deve essere impostata su fondamenta di Gesù e Amore: esse sono roccia e non cadranno mai!

Rinnovo dunque il mio invito ad aiutare i fratelli abruzzesi, donando quanto possibile, proprio come si sta facendo in questo momento, e a pregare per loro. 

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