V Stazione
Dal Vangelo secondo Marco. 15, 21-22
Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce. Condussero dunque Gesù al luogo del Golgota,che significa luogo del cranio.
Simone di Cirene torna dal lavoro, è sulla strada di casa quando s’imbatte in quel triste corteo di condannati – per lui, forse, uno spettacolo abituale. I soldati usano del loro diritto di coercizione e mettono la croce addosso a lui, robusto uomo di campagna. Quale fastidio deve aver provato nel trovarsi improvvisamente coinvolto nel destino di quei condannati! Fa quello che deve fare, certo con molta riluttanza. L’evangelista Marco però, assieme a lui, nomina anche i suoi figli, che evidentemente erano conosciuti come cristiani, come membri di quella comunità (Mc 15, 21). Dall’incontro involontario è scaturita la fede. Accompagnando Gesù e condividendo il peso della croce, il Cireneo ha capito che era una grazia poter camminare assieme a questo Crocifisso e assisterlo. Il mistero di Gesù sofferente e muto gli ha toccato il cuore. Gesù, il cui amore divino solo poteva e può redimere l’umanità intera, vuole che condividiamo la sua croce per completare quello che ancora manca ai suoi patimenti (Col 1, 24). Ogni volta che con bontà ci facciamo incontro a qualcuno che soffre, qualcuno che è perseguitato e inerme, condividendo la sua sofferenza, aiutiamo a portare la croce stessa di Gesù. E così otteniamo salvezza e noi stessi possiamo contribuire alla salvezza del mondo. FONTE
VI STAZIONE
Gesù asciugato dalla Veronica
Dal libro del profeta Isaia (53,2-3)
“Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia”
O Gesù, la tradizione popolare ci ha tramandato il gesto d’amore di una donna che vedendoti nella folla non ha potuto evitare di farsi largo per giungere fino a te e asciugare il tuo volto intriso di sudore e di sangue. Lei ha saputo guardare oltre quell’immagine, ha saputo riconoscere in te l’amore che dona forza alla sofferenza. Tu hai risposto a quel gesto imprimendo il tuo volto sul telo per lasciarle non solo la tua immagine, ma l’eterna gratitudine a quanti rivolgono il loro sguardo ai bisognosi per soccorrerli ed aiutarli. Signore, donaci l’amore per aiutare i piccoli, gli ultimi, quelli che il mondo emargina e rifiuta. Sostieni quanti con coraggio lasciano le loro radici, le famiglie, per raggiungere i paesi lontani e lasciare agli altri il segno della tua presenza, attraverso il dono della carità e della condivisione. Fa che anche le nostre mani diventino mani pietose capaci di asciugare le lacrime di tanti fratelli segnati dalla sofferenza e dalla malattia per donare loro una goccia di sollievo nel grande mare dell’abbandono.
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